10.8.12

Venticinque meno cinquanta

Avrei voluto avere venticinque anni negli anni Sessanta. Avrei sicuramente portato la minigonna più spesso di quanto non faccia ora, e il cerchietto in testa. Avrei fatto la stenografa alla Fiat e sarei andata in luna di miele sul Lago di Garda con la Cinquecento, o magari ci saremmo spinti fino a Venezia e quel viaggio, oh quel viaggio, sarebbe stato il ricordo più intenso a cui aggrapparmi nei momenti di sconforto che la vita matrimoniale mi avrebbe messo davanti.

Avrei potuto avere venticinque anni negli anni Ottanta. Sarei stata la figlia di quella stenografa che ha visto Torino negli anni di gloria. Avrei portato i jeans a vita altissima e le scarpe dalla suola piattissima e mi sarei laureata in Lingue a Torino. Francese, ovviamente. E poi un giorno avrei posato le mie chiappe foderate di jeans su un treno per Parigi e probabilmente non avrei mai più fatto ritorno. La versione ufficiale sarebbe stata che avevo trovato lavoro come interprete, ma in realtà in quella metropoli straniera avrei realizzato il sogno di vivere da donna indipendente, anche se per pagare l'affitto avrei fatto la cameriera.

E invece ho venticinque anni nel presente e non sono imparentata né con la stenografa né con l'emigrata. Non ho ancora realizzato né il sogno romantico dell'una, né il vero e proprio progetto d'indipendenza dell'altra, e questo perché mi sembra che ci siano troppe opzioni per dover scegliere a quest'età. Con che coraggio la ragazza che non sono stata negli anni Sessanta ha scelto a venticinque anni l'uomo al cui fianco passare tutta la vita? Con che coraggio la ragazza che non sono stata negli anni Ottanta ha mollato tutto per una città sola, in un mondo così grande? Perché non un altro uomo, perché non un altro posto?

Ho l'età per fare delle scelte, eppure nel presente in cui vivo non riesco a farle. Mi guardo intorno e vedo troppe opzioni. Non ho ancora imparato a vincolarmi a qualcuno o qualcosa per sempre. Chissà se le due ragazze che non sono stata l'avevano imparato quando si sono lanciate a capofitto nella storia delle loro vite?
Quando penso alle donne delle generazioni precedenti ho sempre addosso la vaga sensazione di essere un po' immatura al loro confronto. Ho permesso che la mia vita andasse avanti a ritmi lenti, mi sono concessa il lusso del tempo, e a ben vedere alla mia età non ho ancora cominciato niente, figuriamoci aver concluso qualcosa. Eppure non mi sembra sbagliato.

E se avessero sbagliato loro, a scegliere così presto, troppo presto?