14.2.12

Nuova Amsterdam

Ho trascorso tre mesi a Toronto e l'ho lasciata con la consapevolezza di essere riuscita a volerle bene. Non mi sono innamorata di Toronto, ma posso dire che siamo diventate amiche. Ho trovato in lei una città vibrante di cultura, ricca di sfumature, cordiale e sorridente. L'ho trovata calda, accogliente, mi ha saputo offrire l'autunno più mite che aveva in serbo da anni. Toronto e la sua multiculturalità. Toronto e i suoi procioni. Toronto e i suoi Tim Hortons. Gente in coda fuori dai cinema. Foglie d'acero impresse sui marciapiedi.
Non mi sono innamorata di Toronto. Ma ho imparato a volerle bene.

New York l'ho vista per la prima volta nel 2004, avevo diciott'anni ancora da compiere. La prima impressione sono state le miriadi di luci dall'alto mentre il mio aereo atterrava al JFK una sera di giugno. È stato un attimo, come quando incroci due occhi bellissimi in metropolitana e sai subito che la cosa finisce lì. La seconda impressione è arrivata qualche settimana dopo, quando ho finalmente avuto occasione di visitarla. La seconda impressione è stata tutta la sua verticalità osservata dal tettuccio scopribile della macchina che mi stava scarrozzando lungo la 6th Avenue. Avevo diciott'anni da compiere e ne sapevo poco del mondo fuori dall'Italia o dalla Polonia. New York ha la capacità di rapire il cuore del viaggiatore più esperto, figuriamoci se quello di una ragazzina di provincia non era preda facile. Quando mi sono ritrovata per la prima volta in mezzo a quell'esagerazione meravigliosa di luci e colori che è Times Square ho capito che un pezzo di cuore l'avrei lasciato lì. Da quando sono tornata allora ho una cartolina di Times Square appesa sopra alla scrivania in camera mia che mi ricorda dove devo andarlo a cercare, quel pezzo del mio cuore, un giorno, in caso mi servisse. (Non ho mai sentito la necessità di recuperarlo, quel pezzo del mio cuore tutto sommato sta bene lì.) Per anni, ragazzina ingenua che non aveva visto niente del mondo, ho additato New York come la città più bella del mondo. Poi ho iniziato a scoprire l'Europa.

Con Oslo è stato amore a prima vista. Nel momento in cui le suole delle mie scarpe hanno toccato la pista dell'aeroporto Torp ho sentito che mi stava succedendo quella stessa cosa provata a Times Square e non mi sbagliavo. Ho passato tre giorni a Oslo e quando sono salita sull'aereo che mi avrebbe riportato a casa ho fatto una promessa. Sarei tornata, per starci. Per concederci tempo, per conoscerci meglio. E l'ho fatto. Io e Oslo abbiamo avuto una splendida relazione lunga sei mesi, coronata tra l'altro dal semestre più bello e gratificante della mia carriera accademica. Alla fine del mio semestre di scambio l'ho lasciata, ma sono tornata a trovarla due volte. Ogni volta, salendo la scaletta dell'aereo che mi riporta in Italia, prometto alla capitale scandinava che non è l'ultima volta. Ho un debito emozionale enorme nei confronti di Oslo, quando è stata teatro dell'orribile carneficina della scorsa estate il mio cuore ha sanguinato con lei. (Un altro pezzo del mio cuore, se dovessi mai andare a recuperarlo, è sulla spiaggia a Bygdøy che si gode tutti i tramonti dell'anno.)

Sono tornata a New York dopo sette anni. Sette anni che mi hanno vista passare attraverso la maturità, due lauree, un master, diventare maggiorenne, prendere la patente, perdere un paio di amici (una è morta, uno è vivo), perdere la testa per un paio di persone, due cambi di macchina fotografica. E tanti viaggi, tante canzoni e tanti libri. Sono tornata cresciuta, con l'Europa negli occhi. Sono tornata a Times Square a vedere che effetto mi avrebbe fatto, e non mi sono stupita quando il mio cuore non ha accelerato il battito. Certo, la sera mi fa sempre un certo effetto, anche perché sette anni fa non avevo visto Times Square di notte. Ma non è il lato turistico di New York a sedurmi questa volta. Questa volta il mio cuore l'ho lasciato nel West Village. Potrei passare tutte le domeniche a passeggiare lungo Bleecker Street con un caffè da asporto in una mano e un red velvet cupcake nell'altra. A passeggiare per quelle stradine modellate sulle città europee. Sette anni dopo, la laurea in Lingue e l'infatuazione per tutto ciò che è europeo mi hanno resa sensibile a questo lato della città che nel 2004 rapì il mio cuore di turista. Non sono più una turista, adesso, o almeno non solo.

Quello che mi ha colpito e che ho apprezzato di Toronto è il suo essere diversa dalle città europee. Toronto restituisce appieno la sensazione di trovarsi in una realtà metropolitana del Nord America, e lo fa con stile. New York è la metropoli nordamericana per antonomasia, ma le sensazioni che dà non sono le stesse che ho provato a Toronto. New York è una città profondamente europea ed è questo che me la fa amare sette anni dopo. È un amore diverso, più adulto; non la cotta per gli stereotipi scintillanti che ho preso a diciassette anni, ma il ritrovare nell'oggetto esattamente quello che mi piace, esattamente quello che cerco.

3 commenti:

  1. Bravissima Eva!Mi è venuta tanta voglia di viaggiare e viaggiare e viaggiare...
    E mi sento anche tanto in colpa nei confronti della mia amata Irlanda, dove anch'io ho trascorso l'anno accademico più gratificante della mia carriera universitaria.
    Il ricordo del Munster,nell'Irlanda sud-occidentale, nel tempo, è diventato un sedimento magmatico e denso, una scheggia d'ambra conficcata nel cuore...talmente sottile che è quasi impossibile lavorarla con le parole.Devo assolutamente tornarci, prima che diventi polovere.
    Non conosco nessuna delle città che hai visitato.Mi riprometto di visitarle,magari con te come guida e un blocco per annotare le mie impressioni, prima che cadano nell'oblio.
    Quanto è bello scrivere, l'avevo quasi dimenticato.
    Kisses

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  2. Quanto è bello scrivere, davvero. Non lo faccio spesso come dovrei, eppure ogni tanto ci va.
    Grazie a entrambe per i commenti. Per quanto riguarda un viaggio insieme da qualche parte dove vi possa fare da guida: assolutamente!! Quando volete!

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