12.5.12

Che l'est diventi l'ovest e abbiano inizio le danze

Ieri mi sono seduta a un tavolino di Starbucks, posto che sono solita definire sopravvalutato e troppo caro. E che serve un caffè che non è poi mica così buono come vogliono far credere, io ci trovo un retrogusto di bruciacchiato che non mi piace per niente. (Lo so che hanno lanciato il nuovo Blonde Roast che avrebbe forse potuto farmi ricredere su quest'ultimo punto, ma finché ero a New York non ho mai voluto tradire l'abitudine di farmi offrire il caffè da Joseph in un bar ben più esclusivo che Starbucks.) Non nego che ci sono state occasioni in cui anche io ho apprezzato la celebre catena americana. Tipo quando mi sono goduta un frappuccino a Francoforte o quando me ne sono goduto uno a Siviglia. Da Starbucks ho fatto la mia prima colazione a Toronto (ma dal giorno dopo sono diventata cliente fissa di Tim Hortons) e anche la mia prima colazione a Los Angeles (la prima colazione ufficiale, perché ufficiosamente qualche ora prima, quando il pullman si era fermato per un quarto d'ora a Santa Barbara al sorgere del sole, ero scesa a prendere un caffè French Vanilla e una brioche in uno squallido bar da fermata Greyhound). Ieri forse è stato un momentaneo attacco di nostalgia di New York, o forse di nostalgia per quella vita "neither here nor there" che mi piace condurre e che mi manca quando mi fermo in un posto, ma avevo un'ora da passare tra un appuntamento e un altro e ho deciso di trascorrerla da Starbucks. I lati positivi sono tanti: un frappuccino riesco a farlo durare abbastanza a lungo da non sentirmi in colpa per il fatto che sto occupando un tavolino per un sacco di tempo fondamentalmente perché sto scroccando internet. E, appunto, il fatto che abbiano la connessione wifi è un grande punto a loro favore. E poi il frappuccino, tutto sommato, è buono.

Dunque mentre me ne stavo seduta lì a mangiare col cucchiaio la panna dal mio beverone al caffè ho deciso di chiamare mia madre per darle un segnale di vita, ogni tanto se l'aspetta. L'ho chiamata su Skype dal mio smartphone nuovo fiammante. E mentre ero lì che facevo questa telefonata che non mi costava nulla mi ha colpito il pensiero che sono proprio cambiate tante cose da una manciata di anni a questa parte. A un tavolino di Starbucks in un centro commerciale di tre piani a usare la connessione wifi gratis, questo offre la Cracovia di oggi, dimostrandosi decisamente non la città che conoscevo qualche anno fa. Quando non avrei mai creduto che Cracovia avrebbe fatto così in fretta un salto in avanti verso una modernità un po' standard ma comunque ai limiti dell'inimmaginabile non troppo tempo fa. Quando non avrei mai giurato che sarebbe stata proprio Cracovia, e non Torino, a offrirmi interessanti prospettive lavorative. Per la prima volta in vita mia mi sto ritrovando a trascorrere maggio a Cracovia. Nemmeno due mesi fa raccontavo a un amico a New York quanto è incantevole l'Europa a maggio. Cracovia a maggio non l'avevo ancora mai vista...

Seduta a quel tavolino di Starbucks potevo essere a Francoforte come a Los Angeles e invece ero nella città dell'Est Europa a me più cara. E sarà il diverso spirito che mi ha portato a Cracovia questa volta, sarà la stagione diversa, sarà che non mi sono ancora del tutto scrollata di dosso l'aria di quella che è appena tornata dal Nord America, ma non ho mai sentito Cracovia tanto occidentale come a quel tavolino ieri pomeriggio. Cracovia mi ha colpito, erano anni che non succedeva.

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